4.5.08

Parole, parole, parole... e un budino di cioccolato e cocco

La nostra lingua è bella - melodiosa, armonica, complessa - ma ci sono parole che in altre lingue suonano meglio.
Ci sono due parole inglesi che adoro.
La prima è il verbo to indulge. Che dovrebbe corrispondere al nostro "indulgere", ma già mentre lo si pronuncia si sente che c'è qualcosa di sostanzialmente differente.
A questa voce, il mio dizionario inglese dice: soddisfare, appagare, assecondare i desideri, accontentare, viziare; in forma riflessiva: concedersi. C'è qualcosa di liberatorio in questa parola, è positiva, generosa. E' come se qualcuno, tra le righe, ti strizzasse l'occhio mentre commetti un peccatuccio di poco conto, assolutamente perdonabile. Anzi, obbligatoriamente perdonabile. E' una parola bellissima, soprattutto quando la si rivolge a sé stessi.
Nelle pubblicazioni di cucina, la si trova frequentemente riferita ai dolci. Indulge in... un peccato di gola da commettere in piena libertà.
In italiano, invece, il verbo "indulgere" non mi è mai piaciuto. Ha un retrogusto amaro, sa di peccato che può venire perdonato solo prostrandosi e chiedendo scusa-scusa-scusa (e non credo serva essere delle aquile per capire da dove derivi tutto ciò). Vado a vedere nel Devoto-Oli e ci trovo scritto: cedere (verbo che ha già in sé un'accezione negativa: non si è sufficientemente forti, non all'altezza) per inclinazione naturale o momentanea disposizione d'animo (un momento di debolezza ma anche di devianza); mostrarsi accondiscendente (nei confronti di chi? di qualcuno che supplica). E' sufficientemente chiaro.
(Ma allora... i puritani, la regina Vittoria, la censura alle gambe dei tavoli... era tutto un bluff???).
La seconda parola è crockery, che sta per "vasellame in terracotta", ma anche, più genericamente, per "stoviglie". E' una parola allegra, piena, la ripeterei a raffica: crockerycrockerycrockerycrockery... mi fa l'effetto del supercalifragilistichespiralidoso di Mary Poppins!

Dunque, per pranzo avevo voglia di un dessert che mi sussurrasse, anzi, no, che mi urlasse: vai, indulge!
Non acquisto spesso prodotti esotici: il loro costo ecologico è troppo alto. Di solito mi limito ai beni di "prima necessità": caffè, tè, zucchero, cacao, da agricoltura biologica e certificati fair trade. Ogni tanto qualche banana e ananas, sempre con le suddette certificazioni. Diciamo che l'aiuto che possiamo dare alle comunità che si dedicano a queste produzioni in qualche modo bilancia il danno ambientale provocato dal successivo trasporto aereo.
Qualche settimana fa, da NaturaSì, ho comprato un barattolo di latte di cocco, pensando di usarlo per un pilaf. Mentre la carne di agnello attende nel congelatore di mia mamma, ho reso giustizia al latte di cocco trasformandolo in questo dessert. E' velocissimo da preparare, necessita di pochi ingredienti ed è una vera tentazione.
Perfetto per il mio indulgere premeditatamente.

BUDINO DI CIOCCOLATO E COCCO

Per tre/quattro ciotole (dipende da quanto grandi sono):
1 lattina (400 ml) di latte di cocco
1 cucchiaio di zucchero di canna chiaro (facoltativo)
1 cucchiaio raso di amido di mais
100 gr di cioccolato fondente al 70%
cocco disidratato (o fresco, se ne avete)

Scaldare il latte di cocco (con lo zucchero, se vi piace un po' più dolce) battendolo con una frusta per renderlo liscio, quando si avvicina al bollore togliere dal fuoco e unire l'amido di mais sciolto in 1/2 bicchiere d'acqua fredda. Rimettere sul fuoco, mescolare bene e far addensare (sempre senza far bollire), bastano 1-2 minuti. Spegnere, versarvi dentro il cioccolato grattugiato grossolanamente, mescolare, coprire a lasciare sciogliere per 5-10 minuti. Amalgamare bene aiutandosi con una frusta - la crema deve essere perfettamente liscia, suddividere in coppette individuali e tenere in frigorifero. Decorare con cocco disidratato (o fresco appena grattugiato).