17.12.09

Cake profumatissimo e auguri

cake miele e spezie
Per questo Natale sto pasticciando poco. Manca il tempo, nemmeno mi sono accorta che dicembre stava arrivando, e una volta arrivato eccoci già a ridosso delle feste, il lavoro mi assorbe e così non riesco a sfornare biscotti, che di solito è il mio passatempo preferito in questo momento dell'anno.
Ho rimediato soltanto domenica scorsa, grazie al gruppo di donzelle con cui ci si è chiuse in una splendida cucina di campagna a sfornare e ciacolare. Loro sono state anche più brave di me a raccontare cosa abbiamo combinato :-)
Comunque non è che non mi metterò ad impastare anche qui a casa... ma credo che alla fine produrrò soprattutto tanti di questi cake al miele e spezie, come quello fatto appunto la scorsa domenica.
E' un dolce buono e veloce, che profuma la casa a dovere, e se ben impacchettato diventa anche un bel regalo (questi fiorellini sono opera di Roberta-mani-di-fata).

Ingredienti per uno stampo da 20 cm:
150 gr di farina tipo 0
70 gr di farina d'avena
2 uova
150 gr di miele
80 gr di burro fuso
1 cucchiaino raso di spezie miste in polvere
(chiodi di garofano, zenzero, noce moscata, cannella, cardamomo, pepe nero, anice stellato)
1 cucchiaino raso di lievito per dolci

Montare le uova con il miele finché saranno chiare e ben spumose. Unire gli altri ingredienti (il burro deve essere intiepidito) e continuare a lavorare con le fruste elettriche.
Versare il composto nello stampo imburrato e infarinato (o foderato di apposita carta) e cuocere nel forno preriscaldato a 180°, per almeno 45 minuti.

Ne approfitto fin d'ora per augurarvi buone feste, so già che non riuscirò a pubblicare più per almeno un'altra quindicina di giorni... spero che il 2010 mi regali qualche giornata da 35-40 ore, così finalmente riuscirò a fare tutto!

25.11.09

Clafoutis salati con le mele


Ricetta scaccia grigiore.
Che sa di montagna, di camino acceso, di casa profumata di spezie e di tutte quelle belle cose che fanno sentire bene.
(mi scuso per la solita concisione, di questi tempi va così... comunque la simpatica logorroica di un tempo tornerà presto...)

Ingredienti per due pirofile da 16x16 cm:

1 mela renetta grossa (o due piccole)
50 gr di fontina valdostana
250 ml di latte
3 cucchiai di farina d'avena
2 uova
4 bacche di ginepro
2 chiodi di garofano
1/2 stecca di cannella
noce moscata
sale

burro e farina per ungere le pirofile

Far bollire il latte con le bacche di ginepro, i chiodi di garofano e la cannella; filtrare e far raffreddare.
Preparare una pastella battendo uova, latte e farina, unire una presa di sale e una bella grattata di noce moscata. Mescolare anche la fontina tagliata a dadini.
Sbucciare, togliere il torsolo e affettare la mela (o le mele). Disporre le fette sul fondo delle pirofile (unte e infarinate), coprire con la pastella ed infornare per una mezz'ora.

6.11.09

Pappa di ortaggi viola


Con questa zuppa si viaggia attraverso l'Italia... ma che dico... attraverso l'Europa! Si parte dalla Calabria, si sale qui in Veneto e poi ci si dirige verso le terre germaniche... durante il viaggio, si pesca l'idea della pappa di pane tra Firenze e l'Andalusia, e si condisce il tutto con un pizzico di Grecia.


Ingredienti per 4 persone:
1 cipolla di Tropea
1 cespo piccolo (o mezzo grande) di radicchio di Verona
1/4 di cavolo cappuccio rosso
pane casereccio raffermo
1/2 litro di brodo vegetale
due cucchiai di feta sbriciolato
un cucchiaio di salvia fresca tritata
olio e.v.o.
sale

Affettare le verdure, trasferirle in una padella con poco olio e farle rosolare dolcemente, quindi coprire e cuocere finché saranno morbide, senza aggiungere acqua (il sapore ne guadagna). Quando sono tiepide, passarle al mixer. Trasferirle in una casseruola, unire il pane spezzettato (per il quantitativo, regolarsi in base alla densità che si vuole ottenere) e coprire con il brodo. Cuocere per 15 minuti, poi spegnere e far riposare per altri 15. Con un cucchiaio di legno spappolare il pane. Aggiustare di sale se necessario.
Suddividere la zuppa in quattro piatti e completare con il feta e la salvia.

Due ingredienti, la cipolla rossa di Tropea e il radicchio di Verona, godono dell'Indicazione Geografica Tipica (e un terzo, il feta, è un Dop, ma non italiano), ragion per cui questa ricetta partecipa al contest di Genny, dedicato alle specialità e ai prodotti italiani che si fregiano di tali marchi (organizzato in collaborazione con La compagnia del cavatappi).
Sulla cipolla di Tropea non mi dilungo, la sua fama è meritatamente grande. Il radicchio di Verona è forse meno noto (fuori dal Veneto), messo in ombra da quello di Treviso, specialmente quello tardivo. A me il trevigiano tardivo piace crudo. Per le ricette che vogliono radicchio cotto, preferisco il precoce o il qui presente veronese. In particolare, per zuppe e risotti prediligo quest'ultimo, non soltanto per il sapore ma anche per il colore viola carico che rilascia in cottura.

27.10.09

Patata dolce e zenzero

cucinando con le patate dolci
Ogni tanto ritornano (sto parlando di me, guardando la data dell'ultimo post).
Quindi, per ovviare l'assenza, pubblico non una ma due ricette (telegrafiche ma, giuro, ottime!), entrambe a base di patata dolce e zenzero. Molto di stagione.
Vado in rigoroso disordine, prima il dolce e poi il salato.

CROSTATA DI PATATE DOLCI, CIOCCOLATO E ZENZERO CANDITO

Per la frolla, vedere qui e sostituire la buccia di limone con 1 cucchiaino di zenzero in polvere.
Per il ripieno:
2 patate dolci (non troppo piccole)
2 uova
50 gr di cioccolato fondente 70%, tritato
4 pezzi di zenzero candito, tritato
1 cucchiaino di zucchero

Lessare le patate dolci, sbucciarle e passarle nello schiacciapatate.
Raccogliere la polpa in una ciotola e unire gli altri ingredienti, amalgamando molto bene.
Stendere la frolla in uno stampo da 24 cm di diametro, tenendone da parte un po' per decorare. Riempire con l'impasto a base di patate dolci, decorare con la pasta avanzata e cuocere nel forno preriscaldato a 180°, per 35-40 minuti.

PURE' DI PATATE DOLCI, SPINACI E ZENZERO

1 patata dolce
300 gr di spinaci freschissimi
1 radice di zenzero (non troppo grande)
sale

Lavare gli spinaci e lessarli a vapore. Lessare e sbucciare la patata dolce. Passare entrambi al mixer, salare leggermente, quindi unire il succo dello zenzero grattugiato. Mescolare bene e servire come contorno, o spalmato su crostini.

Ci rileggiamo presto :-)

16.10.09

Spirali di pane fumé

Ed eccoci così giunti all'annuale session globale di panificazione ideata da Zorra per celebrare il World Bread Baking Day.
world bread day 2009 - yes we bake.(last day of sumbission october 17)
Quest'anno una serie di intoppi non mi hanno permesso di organizzare un laboratorio con i bambini della scuola elementare, come invece avevo fatto lo scorso anno, con enorme soddisfazione mia ma soprattutto loro.
Passo subito alla ricetta, perché, come si dice da queste parti, "el sol magna e ore!".
Da tempo volevo provare ad usare nel pane il pimenton (paprika affumicata) dolce regalatomi da Elena in occasione della sua visita, lo scorso luglio. Ma non volevo fare il solito pane, così è nata l'idea di sposare il fumo ad altro fumo (tutto legale, eh...), e di creare qualcosa di... decorativo. Voilà.

spirali di pane fumé
Niente di complicato.
Al solito impasto base, unire della ricotta affumicata grattugiata (almeno 50 gr). Far lievitare come sempre per almeno tre ore (se si usa lievito di birra i tempi si riducono lievemente), poi stendere la pasta e cospargerla di pimenton. Arrotolare e con un coltello affilato tagliare a fette dello spessore di 1 cm. Trasferirle su una placca da forno (foderata di apposita carta) e porle a lievitare nuovamente per 30-40 minuti, in luogo tiepido e coperte con uno strofinaccio umido.
Infine cuocere per 20 minuti nel forno preriscaldato a 200°.

4.10.09

Grissini al gusto castagnaccio

Finalmente posso rendere giustizia al pacco di farina di castagne inspiegabilmente acquistato in primavera (ma che cosa pensavo di farci, in quella stagione???). Ottobre è un buon momento per cominciare ad usarla. Ho in mente diverse ricettine, sia dolci che salate...
Da buona amante dei sapori rustici, mi piace molto il castagnaccio, da qui l'idea di preparare dei grissini che ne ricordino il gusto.
Fatti così, con il lievitino, impastati con il latte e tenuti piuttosto grossi, ricordano quei grissinoni che si trovano in vendita in certe panetterie ben fornite: croccanti fuori ma dentro morbidi, quasi delle sottilissime baguettes.
Buonissimi anche da soli, ma con una fettina di lardo...

grissini
Per circa 25 grissini (grossi come un dito e lunghi sui 20 cm)

200 gr di farina di castagne
200 gr di manitoba
3 gr di lievito naturale disidratato
1/2 cucchiaino di zucchero
circa 100 ml di latte
1 cucchiaino colmo di rosmarino tritato
1 manciata di semi di girasole*
1 grossa presa di sale
pepe macinato fresco

*la sostituzione dei pinoli - che non avevo in casa - con semi di girasole si è rivelata una piacevole variante!

Preparare un lievitino: sciogliere il lievito con lo zucchero in 100 ml di acqua tiepida, coprire e dopo 10 minuti (durante i quali si sarà formata una bella schiuma) stemperarvi dentro 100 gr di manitoba. Coprire e far lievitare 6-7 ore.
Unire gli altri ingredienti, dosando il latte (intiepidito) fino ad ottenere un impasto elastico e liscio (come quello di pane/pizza), lavorarlo vigorosamente per una decina di minuti, quindi coprire e far raddoppiare di volume (ci vogliono circa due ore).
Accendere il forno e portarlo a 200°.
Riprendere la pasta, lavorandola per qualche minuto. Staccarne dei pezzetti della dimensione di una noce e lavorarli sulla spianatoia infarinata, ottenendo delle strisce lunghe e sottili. Disporle su una placca rivestita di carta da forno. Infornare per circa 20 minuti.

30.9.09

Fagioli borlotti alla Guinness

Mi piace cucinare con la birra, specialmente quando fa freddo.
Per me, quella con la birra è una cucina "d'evasione", nel senso che mi fa viaggiare, anche se solo con mente e palato: scogliere atlantiche, villaggi tra i boschi, antiche ed austere città dalle grigie mura di pietra, vestigia di castelli, pascoli verdissimi punteggiati di pecore, isole spazzate dal vento, fattorie seminascoste sotto gli enormi tetti... beh, se non si era capito finora... io amo il nord Europa!
Ieri sfogliavo questo libro, curato da un caro amico qualche anno fa, e, nonostante faccia ancora piuttosto caldo, mi è venuta voglia di uno stufato... luppoloso. Per accontentare tutta la famiglia - composta di semivegetariani - ho sostituito la carne (perché l'idea iniziale era di usare l'agnello) con fagioli borlotti, che adesso sono anche di stagione.
Il risultato è un piacevole compromesso tra profumi mediterranei e irlandesi.


Per 4 persone:
400 gr di fagioli borlotti freschi
1 cipolla
2 carote
2 coste di sedano
3 pomodori ben maturi
1 lattina di Guinness
due foglie di salvia
1 ciuffo di rosmarino
olio e.v.o.
sale

Tritare (non troppo finemente) la cipolla, le carote e il sedano. Spellare i pomodori (se la pellicina non viene via da sola, scottarli prima per 30 secondi), eliminare i semi e tagliarli a pezzetti. Scaldare un po' d'olio in una casseruola, unire le verdure e gli odori tritati finemente, coprire e far soffriggere dolcemente. Dopo 5 minuti aggiungere i fagioli e bagnare con la birra. Cuocere, sempre coperto e a fiamma moderata, finché i fagioli saranno cotti e la birra assorbita (se si dovesse asciugare troppo prima che i fagioli siano morbidi, aggiungere 1/2 bicchiere d'acqua). Salare solo a fine cottura.
Per abitudine i fagioli si servono come contorno, in realtà di tratta di una pietanza vera e propria, da accompagnare con una porzione di cereali (va benissimo anche una fettona di pane casereccio) e una porzione di verdura fresca.

27.9.09

Confettura di melone giallo, limone verde e pepe Szechuan

Prima di parlare d'altro, vorrei ringraziare tutte le persone che questa mattina hanno assisitito alla presentazione del mio libro a Treviso e poi si sono fermate a scambiare due chiacchiere. Persone di cui è stato un vero piacere fare la conoscenza. E' bello poter dare un volto a chi frequenta questo blog, ed è emozionante scoprire che in questo piccolo spazio virtuale che chi si sente "a casa". Grazie di cuore.

confettura di melone giallo, limone verde e pepe Szechuan
Allora, poteva mancare una bella confettura, in questa stagione? chiaro che no...
A me il melone giallo (quello con la polpa bianca) piace tantissimo, più di quell'altro (che ho cominciato a mangiare da grande: quand'ero piccola proprio non mi andava la sua consistenza molliccia, e quel profumo che a volte stomaca...).
Ed è uno di quei cibi di cui ricordo perfettamente la mia "prima volta": su un volo Luftansa Francoforte-Dublino, anno 1996. Overbooking in classe turistica, posti vuoti nella businness... io e il mio futuro marito che veniamo spostati "d'ufficio" in quest'ultima, la hostess che mi porge sorridente un vassoio con piatti di porcellana (!!!) pieni di cose deliziose... tra cui un'insalata di gamberi e cubetti di questo strano frutto, dalla polpa granulosa, dolce e succosa: che sarà mai? una varietà esotica di pera? anguria bianca?
Solo in un secondo momento mi sono ricordata di quei buffi meloni, somiglianti a palloni da rugby dipinti di giallo, che avevo visto sui banchi dei mercati giù in Molise, dai nonni della mia metà.
Da qualche anno il melone giallo si trova regolarmente anche qui a Venezia, ed è diventato uno dei miei frutti preferiti di fine estate.
L'abbinamento con il limone verde mi sembrava quasi dovuto: era un peccato non catturare quella freschezza che manca invece al cugino a polpa arancione. Qualche bacca di Szechuan, poi, per esaltare le note agrumate e regalare una sferzata finale al palato...

Per due vasetti di media misura:
500 gr di melone a polpa bianca, già sbucciato e pulito
200 gr di zucchero semolato (o di canna bianco)
la buccia a filini e il succo di un limone verde
1/2 cucchiaino (circa 10 bacche) di pepe Szechuan

Tagliare a cubetti il melone e porlo a cuocere in una casseruola d'acciaio insieme agli altri ingredienti. Dopo 15 minuti il melone sarà già ben morbido: schiacciarlo con uno schiacciapatate o qualcosa di simile (questo l'ho comprato lo scorso anno a Londra ed è diventato ben presto insostituibile, ci schiaccio di tutto!). Proseguire la cottura finché la confettura avrà raggiunto la giusta consistenza, quindi invasettare a caldo.

24.9.09

Biscotti cioccolato e noci... folgoranti!

noci & cioccolato
A volte ha proprio ragione il caro vecchio Elio... tra il dire e il fare c'è di mezzo "e il"... ;-)
anzi, tra il pensare e il fare, in questo caso. Perché ieri erano le 15,30 e avevo 40 minuti per inventare una merenda diversa per le due belve fameliche, così ho aperto frigo e dispensa e come un automa ho preparato questi biscotti senza avere idea esatta del risultato finale, ma con la convinzione che ne sarebbe venuto fuori qualcosa di buono (cosa da non dare necessariamente per scontata, se tra gli ingredienti ce n'è uno insidioso denominato "fretta").
Il risultato sono stati questi biscottini morbidi, simili, nella consistenza, ai ricciarelli.

noci & cioccolato
Ingredienti per circa 25 pezzi:
200 gr di farina di riso finissima
50 gr di noci
50 gr di cioccolato fondente 70%
50 gr di zucchero muscovado
1/2 bustina di lievito
2 albumi
latte q.b.

Accendere il forno e portarlo a 180°.
Nel bicchiere del mixer ridurre in farina le noci, lo zucchero ed il cioccolato (tutto insieme). Trasferire la miscela in una ciotola ed unire gli altri ingredienti, tenendo per ultimo il latte che va dosato molto lentamente, per ottenere un impasto compatto, ma che si appiccichi un po' alle mani (avete presente quello delle polpette? ecco, così).
Con un cucchiaino ricavare delle palline grandi come una noce, disporle sulla placca rivestita di carta da forno e schiacciarle un po'. Infornare per 15 minuti.
Sfornare, far raffreddare e spolverizzare di zucchero a velo (io ho usato quello all'arancia).

19.9.09

Muesli (e) scones

home made muesli
Nella mia dispensa non manca mai un barattolo di muesli fatto in casa. Mio figlio Francesco lo mangia a colazione con il latte, e anche a me piace, con lo yogurt e la frutta fresca. E' una colazione sana ed energetica - oddio, mi sembra di essere la voce fuori campo di uno spot pubblicitario...
Mi piace molto ricco, con tanta frutta essiccata (che vario di volta in volta) e tanti semi.
Questo, che ho preparato giusto qualche giorno fa, contiene: fiocchi d'avena piccoli, corn flakes, cocco essiccato, uvetta, albicocche secche, mele secche (entrambe a pezzetti), mandorle (rotte grossolanamente), semi di zucca, girasole, lino e papavero.

Il muesli è anche un utile ingrediente per dolci di vario genere.
Ieri sera, per esempio, ero andata a letto con una gran voglia di scones per colazione, così stamattina, considerato che di sabato non c'è alcuna fretta e ci si può concedere più tempo tra fornelli e tavola, ne ho approfittato proprio per sperimentarne con dentro il muesli. Risultato: spazzolati in quattro e quattr'otto! Troppo buoni!
La ricetta l'ho presa (e adattata, in pratica ne fuse diverse) da questo libro, la mia personale bibbia dei lievitati irlandesi. E' dedicato quasi esclusivamente a pane e dolci, ma ci sono anche alcune deliziose ricette di pies salate, che mettono voglia di saltare sul primo aereo per l'Irlanda e fare un'indigestione di queste specialità :-)
Di ricette (di scones) ce ne sono una quindicina, sia al forno che nella più tradizionale modalità di cottura on the griddle (alla piastra).

muesli scones
MUESLI SCONES
ingredienti per 12 pezzi:

230 gr di farina
80 gr di muesli
50 gr di burro
100 ml di latte
1 uovo
1 cucchiaio scarso di zucchero
1 cucchiaino raso di lievito per dolci
1 pizzico di sale

Accendere il forno e portarlo a 220° (a gas, un po' meno se elettrico ventilato).
In una ciotola miscelare gli ingredienti secchi, unire il burro freddo a pezzetti e lavorarlo riducendo il tutto in briciole. Emulsionare il latte con l'uovo sbattuto, versarne un po' alla volta nel composto secco (tenerne da parte un pochino per spennellare gli scones prima di infornali) finché si otterrà un impasto morbido (ah, quanto mi piace quando trovo scritto nelle ricette soft dough... mi sembra di sentire l'impasto tra le dita, soffice ma non appiccicoso... smooth...). Stenderlo ad uno spessore di circa 2 cm e ricavare gli scones con uno stampino tondo. Porli su una placca unta o rivestita di carta da forno e spennellarli con la miscela di uovo e latte. Infornare per 10 minuti, quindi spegnere e attendere ancora 5 minuti. Sfornare e avvolgere in uno strofinaccio o tovagliolo per mantenerli belli caldi, portarli in tavola e spalmarli di burro... che è proprio la morte sua!

Altri suggerimenti per usare il muesli nei dolci potete trovarli qui e qui.

16.9.09

Portulaca mon amour!

buonissima! :D
Avevo già parlato della portulaca? Mi pare di no.
Credo la conosciate tutti, è una delle erbe spontanee più comuni: rientra tra le cosiddette "infestanti", e spesso come tale viene classificata, senza considerare quanto sia buona, sana, importante per la altre colture, e di facile reperibilità. Molto più simpatica ed appropriata, per le piante spontanee buone e utili, la definizione erbe accompagnatrici (con cui le si indica in agricoltura biologica).
La nostra portulaca è di fatto un vero e proprio ortaggio, e a differenza delle specie orticole canoniche, necessita di molte meno cure (diciamo pure... nessuna).
Il suo sapore è uno dei più deliziosi... certamente molto più caratteristico e piacevole di quello di tante insalate, specie se coltivate intensivamente. Inoltre è versatile, la si usa tutta (foglie e gambi), ed è pure facilmente conservabile. Che volere di più?
Nel web si trovano facilmente ricette con quest'erba, a cui ho riservato un posticino anche nel mio libro sui frutti spontanei.
E proprio dal libro arrivano queste due ricette, anche se un po' modificate.


Insalata di patate aromatiche e portulaca

Questa ricetta è una mia personale versione dell'insalata di patate con la cipolla che si mangia al nord, specialmente in area tedesca (ma anche in Gran Bretagna).

(le dosi sono variabili, in base ai gusti e al numero di commensali)
patate
foglie di portulaca
porro
finocchio
1 limone
2 rametti timo
olio e.v.o.
sale

Sbucciare le patate e lessarle a vapore, mettendo nell'acqua i rametti di timo e alcune scorzette di limone (ricavate utilizzando uno sbuccia patate). Per velocizzare la cottura, le patate possono essere tagliate a cubetti prima di porle nella pentola. Cuocere finché saranno tenere, poi tagliarle se non lo si è già fatto prima.
Sminuzzare il porro e il finocchio.
Lavare ed asciugare le foglie di portulaca. Riunire gli ingredienti in un'insalatiera, condire con olio e sale mescolando bene. Se piace, unire anche il succo di limone.

portulaca sotto sale - salted purslane
I gambi, invece, si possono conservare sotto sale o sott'aceto, trasformandosi in un surrogato dei capperi (così come si fa, all'inizio della primavera, con i boccioli ancora chiusi del tarassaco).
Questi sopra sono conservati sotto sale, e aromatizzati con erbe aromatiche secche. Il procedimento è quanto mai semplice: si lavano e si asciugano bene i gambi, si tagliano a pezzetti, si pongono in un barattolo insieme a sale grosso ed eventuali aromi, si amalgama tutto bene in modo che la portulaca sia avvolta dal sale, si chiude, si ripone lontano dalla luce e si consuma dopo qualche tempo. Evitare di usare vasi troppo grandi, meglio più barattoli ma piccoli.
Una volta sciacquati, questi "capperi" possono arricchire insalate, focacce, pizze, uova sode... a vostro gusto.

12.9.09

Nocciole!


Il momento più glorioso dell'anno è arrivato! quel breve ma intenso periodo che segna il passaggio dall'estate all'autunno, che porta con sè colori magici, aria frizzante... e il meglio delle due stagioni. Ci sono ancora la maggior parte degli ortaggi estivi, le prime zucche, i funghi, e poi la frutta: fichi, prugne, pere, le prime mele, uva, giuggiole, nocciole... nocciole? proprio in questi giorni abbiamo raccolto quelle dell'albero della zia. Una parte è destinata, come ogni anno, alla torta di compleanno di Tobia, ma il resto temo avrà vita breve... così, per festeggiare la loro stagione, ecco qualche goloso suggerimento: per esempio, una torta di nocciole profumata alla cannella (e finalmente torno a pubblicare qualcosa anche nella mia rubrica in Leggere è un gusto!), oppure questa

TORTA DI NOCCIOLE, CIOCCOLATO BIANCO E SEMI DI PAPAVERO

nocciole in versione dolce
ingredienti per uno stampo da 24 cm di diametro:
200 gr di farina tipo 0
60 gr di nocciole non tostate
40 gr di semi di papavero
3 uova
150 gr di zucchero
100 gr di cioccolato bianco alla vaniglia, di ottima qualità
200 ml di panna fresca
1/2 bustina di lievito per dolci

Accendere il forno e portarlo a 180°.
Scaldare la panna in un pentolino dal fondo pesante, unire il cioccolato bianco spezzettato e mescolare finchè questo sarà sciolto: il fuoco deve essere moderatissimo. Appena tutti i pezzetti sono sciolti, togliere dalla fiamma e far rafferddare.
In una ciotola montare le uova (non separate) con lo zucchero. Unire quindi tutti gli altri ingredienti (compresa la crema di cioccolato).
Versare il composto in uno stampo foderato di carta da forno, infornare e cuocere per circa 45-50 minuti (fare sempre la prova stecchino). Sfornare e raffreddare su una gratella.
Ottima in qualsiasi momento della giornata!

9.9.09

Settembre, il mese dei buoni propositi

Cioè, non so per voi, ma per me lo è, da molti anni a questa parte. Riuscire poi a tenervi fede è un altro discorso...
Ogni anno, a settembre, prendo decisioni in merito a lavoro, organizzazione familiare, tempo libero, sport da fare eccetera eccetera eccetera... ora c'è anche: aggiornare il blog più spesso. Che poi questa cosa dell'aggiornamento del blog va a periodi... forse perché adesso sono reduce dall'insabbiamento estivo, allora mi pare più urgente porre rimedio.
Allora cominciamo rispolverando una ricetta pre-vacanziera, che però torna utile perché l'estate non è finita e c'è ancora tanta buona verdura da consumare: melanzane, peperoni, pomodori, zucchine, sedano... gli orti ancora ne offrono in grandi quantità.
Questa era (è) la mia CARBONARA DI VERDURE ESTIVE
carbonara estiva
Per 4 persone:
200 gr di pasta piccola (ho usato i miei amati anelletti, ma vanno bene anche ditalini, o spaghetti spezzati)
verdure di stagione a scelta (qui c'erano piselli, carote, peperoni gialli, melanzane, sedano, cipolle)
2 uova
2 cucchiai di pecorino romano
olio e.v.o.
sale

Accendere il forno a 200°.
Tritare la cipolla e soffriggerla dolcemente in una padella con poco olio, unire le verdure tagliate a dadini/rondelle, coprire e cuocere per 10 minuti, smuovendole ogni tanto con un cucchiaio perché non attacchino.
Salare a fine cottura.
Lessare la pasta al dente, scolarla e mescolarla alle verdure (a questo punto rimettere il tutto sul fuoco).
Sbattere le uova con il formaggio, versarle sulla pasta con le verdure, rimestare tutto velocemente e togliere da fuoco appena le uova rapprendono.
Suddividere la pasta in quattro ciotole unte con un po' d'olio (sceglierle del tipo adatto alla cottura in forno e al servizio in tavola), infornare per 10 minuti, quindi sfornare e far intiepidire un po'. A scelta si può servire nelle ciotole oppure sformato "a cupola" nel piatto (in questo secondo caso, consiglio di corspargere le ciotole con del pangrattato, dopo averle unte).

29.8.09

Frammenti gastronomici di Berlino

nostalgia di cucina tedesca ;-)
Non sono la sola che, al rientro da Berlino, è stata presa dalla nostalgia per i suoi sapori. O almeno per alcuni. Maricler e Fabrizio hanno preparato bagels davvero invitanti, come quelli che si mangiano nel vecchio quartiere ebraico della città.
Io ho approfittato della giornata non troppo calda (c'è un temporale che gira da ore, l'aria è decisamente fresca) e del fatto che ho trovato da NaturaSì dei bei cavoli rossi e le prime mele Royal Gala della nuova stagione, per rifare un piatto tipicamente da taverna: il cavolo rosso con le mele, che accompagna molte portate di carne di maiale, ovviamente innaffiate da ottime birre.
Non so nel resto della Germania (dove comunque mi è capitato di mangiarlo), ma a Berlino è così diffuso che nei negozi di generi alimentari (al KaDeWe, per esempio: luogo che meriterebbe un post tutto suo) si trova in vendita già pronto da scaldare, confezionato in buste sottovuoto.
Rispetto alle ricette più tradizionali, ho apportato qualche variante dovuta al poco tempo disponibile e alla necessità di smaltire una bottiglia di aceto balsamico (non tradizionale, ovviamente: quella è tutta un'altra storia), acquistata da precedenti partner di scambio casa - io non amo condire le insalate con l'aceto, quindi qui una bottiglia può durare anche anni... allora, mi sono detta, ecco l'occasione giusta per vuotarla un po'.

Per 4 persone:
1/2 cavolo rosso
1 cipolla bianca
1 mela
1 cucchiaio di confettura di mirtilli
100 ml di aceto balsamico
1/2 cucchaino di mix di spezie La Saporita
olio e.v.o.
1 pizzico di sale

Tritare la cipolla e soffriggerla molto dolcemenete nell'olio caldo, in una padella dal fondo pesante. Unire il cavolo affettato molto sottilmente e la mela sbucciata e tagliata a dadini. Sfumare con l'aceto balsamico, aggiungere le spezie, i mirtilli, salare, mescolare bene e coprire. Cuocere finché il tutto sarà morbido.
Ho servito questo contorno con fettine di seitan (semplicemente rosolate in poco olio e.v.o.) e riso thai bollito.

Allora, torniamo a parlare un po' di Berlino.
Di cucina. Bè, non serve dire che, come in qualsiasi altra grande capitale, si trova ormai di tutto, specialmente in centro, dove lo spirito berlinese tende a scemare un po'. Ma basta abbandonare le grandi arterie commerciali (e i poli di concentrazione turistica), per trovare piccoli ed accoglienti locali che servono piatti tradizionali molto ben fatti, o specialità di altri Paesi ugualmente genuine - e a volte si spende davvero una fesseria.
Ci siamo trovati molto bene nei bio bistrot: ce ne sono di vario genere, annessi a panifici/pasticcerie, supermercati, negozietti di commercio equo. Uno che proprio ci è piaciuto tanto è di fronte al Museo di Storia Naturale*: un piccolo negozio solidal con annesse una saletta bar e un'altra dove sedere più comodamente (quattro tavoli in tutto). La cucina è veg-turca, tutto quello che abbiamo assaggiato era davvero buonissimo (come la mia zuppa calda di peperoni). Per mangiare in quattro abbiamo speso meno di 20 euro!
Al Domäne Dahlem (e anche questo meriterebbe un bel post!), dove abbiamo passato un pomeriggio davvero piacevole, si tiene il mercato contadino (tutto da agricoltura biologica), e anche il biergarten è rigorosamente bio!
Vicino a casa avevamo due punti vendita della catena Lindner, una gastronomia e un panificio: sembrano delle gioiellerie ma i prodotti sono davvero ottimi, e il pane, anche il più buono, costa quanto da noi quello industriale del supermercato. Il pane... pane con semi e farine di ogni genere, da scegliere secondo il momento della giornata, le pietanze e le bevande che dovrà accompagnare.
Noi stavamo in una zona, la parte nord di Wilmersdorf, dall'atmosfera molto... parigina! Gli edifici di inizio '900 sono rimasti indenni durante la guerra, le strade sono strette, alberate, costeggiate da bei negozi, caffè e ristorantini. Uno che abbiamo provato e che ci è piaciuto parecchio è Hamlet, che serve cucina tedesca con influenze francesi, piatti mediorientali e vegetariani.
Anche nei musei capita di mangiare bene (mica dappertutto... ma in alcuni si): al Deutsches Historisches Museum (museo di storia tedesca) servono torte strepitose (ottimo quindi per una pausa caffè), e vale la pena di visitare il bellissimo Museo Ebraico di lunedì pomeriggio, per poi fermarsi a cenare al suono di musica klezmer.

*Questo museo è talmente adatto ai bambini da organizzare, su prenotazione, feste di compleanno per piccoli utenti tra i 7 e i 12 anni!

26.8.09

Berlino per me è...

il mondo sopra berlino
Berlino è una strana città. Ha bisogno di tempo per essere colta ed interiorizzata, per essere capita veramente. La sua disorganicità prima stordisce, disorienta. Poi ammalia. Vuoti e pieni dove meno ce li si aspetta. Vuoti non ancora riempiti in pieno centro cittadino (già, ma quale centro? dopo 20 anni dalla riunificazione la sensazione di sdoppiamento è ancora così tangibile...), aree periferiche pullulanti di vera vita. E ovunque il passato che riemerge, in ogni sua sfaccettatura. Perché ciò che non si può dimenticare diventa spettacolo, e forse è l'unico modo per poterci convivere.
I resti del muro sono una Disneyland della Guerra Fredda. Le mirabolanti costruzioni di Potsdamer Platz lasciano senza fiato - ma il "buco" creato dalle bombe del '45 e dal successivo abbandono ancora non è stato del tutto colmato, a me ha dato un po' la sensazione di cattedrale nel deserto. Il numero strabiliante di musei, di cui la città va giustamente orgogliosa, non può lasciare dubbi sulla ricchezza culturale che l'ha caratterizzata per lunghi periodi, certamente fin dai tempi di Federico il Grande. La necessità, scaramantica e quasi masochistica, di mostrare in ogni suo aspetto l'orrore del nazismo e dell'Olocausto, mette angoscia ma è perfettamente comprensibile.
I visitatori sono attratti da tutto questo come le mosche dal miele, e tutti in qualche modo partecipano a questa gigantesca, catartica, interminabile seduta di autoanalisi.
E' stato faticoso vivere una città come questa in maniera totalmente serena. Mille domande mi assalivano ad ogni angolo di strada, davanti ad ogni monumento, di fronte ad ogni edificio troppo nuovo in un posto in cui certamente prima c'era qualcosa di molto vecchio.
Ma qui sta la forza di Berlino: costringe a pensare e ad aguzzare i sensi. Mette alla prova il visitatore, che accettando di stare al gioco non può che guadagnarci.
In questo senso, forse non c'è altra capitale europea che faccia altrettanto.
Ma insomma, penserà qualcuno, alla fine di tutti questi giri di parole, 'sta città ti è piaciuta si o no? Valeva la pena passarci le vacanze estive? La risposta è: si, assolutamente! Purtroppo 15 giorni sono pochi: solo per parlare di musei, ce ne sono quasi 170...
Difficile - impossibile - stilare un elenco di quello che mi è piaciuto di più, di quello che consiglierei di vedere... non ho visto o fatto abbastanza!
Posso solo dire: andateci con calma e girate in bicicletta più che potete. Noi abbiamo pedalato tanto, tantissimo: d'altra parte, non c'è mezzo migliore per spostarsi, in una città che lo permette agevolmente. E poi, c'è così tanto verde: lunghe rive ombrose, parchi enormi, boschi, fattorie, giardini di ogni sorta e dimensione... una città in cui la campagna circostante sembra entrare in tutti i modi!
Come poteva non piacermi???
Si, siamo sempre a Berlino!
le foto del viaggio si trovano in flickr

1.8.09

Finalmente vacanze all'orizzonte... e qualche anticipazione

Dopo l'intensa ma breve trasferta greca a giugno, dopo due mesi di pendolarismo (quasi) quotidiano verso il mare cittadino, è giunto finalmente il momento delle ferie "di famiglia". Ancora qualche giorno di lavoro-spiaggia-preparativi (leggi: pulizie), e poi saremo a Berlino!
Prima di partire, però, non posso fare a meno di regalarvi la copertina della mia ultima fatica... perché anche se per me (come per molte mamme che svolgono un'attività flessibile ed autogestibile) l'estate è una stagione che fa a botte con il lavoro, non è che mi rigiri i pollici per tutto il tempo... (beh, con due figli maschi sotto i 10 anni a piede libero, la cosa sarebbe in ogni caso impossibile...)
;-))


Come avevo già anticipato qualche tempo fa, questa volta si tratta di una guida.
Una guida insolita di Venezia, che usa gli orti (le tracce di quelli del passato, la certezza di quelli ancora presenti) come un filo di Arianna: ne sono risultati due itinerari (che poi solo due non sono... ma questo lo si scopre leggendo il libro!) lontani dai fiumi di turisti che affollano sistematicamente sempre gli stessi luoghi, alla scoperta di angoli nascosti e alla ri-scoperta di siti che, nonostante siano mondialmente celebri, possono ancora riservare delle sorprese.
E poi ci sono ricette, suggerimenti per soste golose, curiosità... il tutto, come di consueto, corredato da bellissimi disegni originali.
La distribuzione inizia ufficialmente lunedì!

*********************

Approfitto di questo post anche per comunicare il calendario degli incontri che si terranno nella mia cucina durante il mese di settembre.
Ancora MELE (per chiari motivi...), questa volta per un doppio appuntamento:


sabato 19 settembre, ore 9,30 – 12,30
mele in versione salata
(antipasti, primi e secondi piatti)


sabato 26 settembre, ore 9,30 – 12,30
dolci di mele
(torte, biscotti, dolci al cucchiaio… per tutti i gusti)


per informazioni e prenotazioni,
i contatti sono sempre:
info@panemiele.it
cell. 3290060084

27.7.09

Torte alla frutta per l'estate


rovesciata soffice con frutta mista

Qualche giorno fa un lettore mi chiedeva suggerimenti per torte di frutta estive. Avevo già risposto nei commenti, ma poi ho pensato che potevo dedicare a questo argomento un post.
Chi segue questo blog sa che ho una particolare passione per i dolci a base di frutta. L'estate offre una varietà incredibile ed è un peccato usarla solo in sorbetti, macedonie e semifreddi: buonissimi e perfettamente adatti alla stagione, niente da dire, ma per una baking addicted come me... sfornare una torta almeno una volta la settimana è quasi un obbligo!
Quali sono i dolci da forno alla frutta che prediligo?
- crumbles
- crostate
- rovesciate soffici
Di crumbles e crostate ho parlato in post piuttosto recenti.
I primi possono essere alleggeriti, data la stagione, sostituendo una parte del burro con del miele o malto, e resi più sfiziosi mescolando alla farina frutta secca, semi oleosi, cereali soffiati.
La crostata di nettarine l'ho replicata tante e tante volte negli ultimi due mesi, ma il tipo di frutta non è vincolante: viene benissimo anche con le prugne, con il melone, con i fichi. L'importante è usare frutta abbastanza compatta (che non contenga acqua in eccesso) e dosare lo zucchero in base alla dolcezza della frutta scelta. Anche il tipo di pasta frolla può essere variato a piacimento: una buona idea è aggiungere nella frolla gli aromi e gli ingredienti che si sposano bene con il frutto prescelto. Quindi una frolla alla lavanda per le pesche, con noci o nocciole per le prugne, una con semi di finocchio per i fichi, con il marsala (o altro vino liquoroso) per il melone...
Per quanto riguarda le torte soffici rovesciate, il procedimento è quello indicato a suo tempo per questa, anche se cambia il tipo di impasto. Che può essere quello di una "7 vasetti" o di una semplice torta al burro, giusto per fare due esempi. La cottura sarà quella solita dell'impasto utilizzato.
Una volta sfornata la torta, ricordartevi di avere la mano delicata nel togliere la carta, sollevandola lentamente, altrimenti si tirerà dietro tutto.
I giorni e le settimane passano in fretta che neanche me ne accorgo, mi sfuggono letteralmente di mano, ma a breve torno con qualcosa di nuovo, promesso (prima di partire anche fisicamente, non solo con la testa)!

16.7.09

Verrine di yogurt, miele e mirtilli

verrine di yogurt miele e mirtilli

Una pausa piacevole, rinfrescante, ritemprante. Un dessert diverso, assolutamente naturale ma per niente punitivo. Si preparara in una manciata di secondi: il tempo di pensarlo ed è già pronto.
Non so voi, ma io in questi giorni sento il bisogno di sapori semplificati al massimo, di preparazioni basic, con pochi ingredienti, che non si coprano ma si esaltino reciprocamente (non solo per quanto riguarda i dolci... vale per tutta la cucina in questo momento dell'estate).
Allora, ecco qua: uno strato di miele (questo è di eucalipto, il preferito dalla prole), uno di yogurt naturale, un giro di sciroppo di mirtillo e tanti mirtilli freschi da intingere.
Il formato è mignon (bicchierino da liquore), quindi spazio alle varianti, da servire in successione o in ordine sparso: per esempio sostituendo i mirtilli (e relativo sciroppo) con altri piccoli frutti di stagione (lamponi, ribes); con frutta secca, come pistacchi o noci, per una versione molto mediterranea; o ancora, con scaglie di cioccolato amarissimo, a fare da contrappunto alla dolcezza del miele (ed entrambi i sapori vengono mitigati dalla nota aspra dello yogurt naturale).
Auguro già a tutti un buon fine settimana, qui la festa si avvicina!

5.7.09

Gratin di fichi al marsala

gratin di fichi

Alla fine del precedente post avevo anticipato ricette greche... ma poi, pensandoci bene, che cosa ho mangiato più volentieri, in Grecia? Tutte cose di cui non è necessario pubblicare la ricetta: frutta fresca, insalate, olive, formaggi, verdure saltate velocemente in padella, tanto street food (quintali di koulouri, cui i miei bambini ripensano con grande nostalgia!) e soprattutto tanto, tantissimo yogurt, da solo, come base di dolci o accompagnamento di piatti salati (polpette, gyros...). Lo yogurt con la conserva di noci di Thassos è stato un must della vacanza!
Che bello cucinare piatti veloci e allegri nella minuscola (e ormai ex) cucina di Caterina, inondata di sole durante il giorno, piena delle voci della città la sera... i piatti dell'estate e di uno spazio geografico senza veri confini, il Mediterraneo: dove sapori, profumi, colori si rincorrono, scavalcano frontiere, riesumano ricordi, fanno sentire a casa l'italiano in Spagna, lo spagnolo in Maghreb, il maghrebino in Grecia, il greco in Siria, il siriano nel Midi francese...
Così, invece che una ricetta greca, preparo qualcosa di trasversale, con uno dei frutti-simbolo del Mediterraneo, i fichi.
Fichi che fruttificano copiosi sull'albero di una coppia di cari amici (Paola, vulcanica ex collega d'ufficio, e Fulvio, instancabile inventore di storie), e ricevuti in omaggio al termine di una bella serata di letteratura e musica nella loro casa fuori Treviso.
Rispetto ad un tradizionale crumble, ci sono poca farina, pochissimo burro e neanche l'ombra di zucchero. Io non amo particolarmente i dolci in cui i fichi vanno zuccherati e poi cotti (non mi piace la marmellata di fichi), ma questo gratin l'ho mangiato davvero di gusto!

Per uno stampo da 24 cm di diametro:
8 grossi fichi fioroni
3 cucchiai di farina di riso finissima
30 gr di burro
1 manciata di mandorle
1 manciata di semi di girasole
1 manciata di semi di zucca
1 cucchiaio di semi di papavero
1/2 bicchierino di marsala secco

Sbucciare i fichi, tagliarli e metà e disporli sullo stampo leggermente unto di burro.
Rompere grossolanamente le mandorle in un mortaio. Fare le briciole con burro e farina, quindi unire tutti gli altri ingredienti e distribuire il composto sui fichi.
Infornare a 200° per 20-25 minuti, poi passare sotto il grill ancora per qualche minuto. Far intiepidire e servire.

2.7.09

Macedonia? si, grazie!

Thessaloniki bay from Yedi Kule citadel

Se avessi dovuto scegliere una mèta in Grecia senza altri fini che una vacanza di mare-sole-riposo, molto probabilmente non sarei finita in Macedonia. Avrei optato per una comoda (da Venezia) isola ionia (chessò, Corfù o Zante), o per le Cicladi fuori stagione. Ma avendo una sorella abitante a Salonicco, mi sono ritrovata ad esplorare un angolo di Paese ben lontano dall'immaginario collettivo. Dove in una settimana non ho riscontrato traccia di altri europei occidentali (fatta eccezione per una coppia italiana di passaggio): nè turisti (nemmeno nei posti più famosi, come alle tombe reali di Vergina), nè studenti, meno che meno residenti (ma da qualche parte devono esserci, visto che proprio vicino a casa di mia sorella hanno sede l'Istituto italiano di cultura e la sezione locale del Goethe Institut).
Una città che per certi versi mi ha ricordato Trieste: di confine, di passaggio, languida, colta ma senza esibizione. Con un passato stratificato, quasi del tutto nascosto alla vista, ma sempre percepibile. Che per noi è Oriente (rubando le parole al giornalista e scrittore triestino Paolo Rumiz, che su questi temi ha scritto, oltre che molti articoli, alcuni bellissimi libri), mentre per i popoli balcanici e per i Paesi dell'ex blocco sovietico è Occidente, un Occidente che li accoglie in maniera più soft e in cui si sentono a casa: penso, ad esempio, ai tanti giovani (bulgari, serbi, ungheresi, albanesi e via dicendo) che scelgono di andare a studiare e lavorare lì.
E noi, nonostante si tratti della stessa Europa unitaria di cui facciamo parte, di tutto questo sappiamo ben poco (o meglio: niente).
Città greca, musulmana, ebraica, e proprio per questa sua ultima caratteristica, storicamente cosmopolita. Ne ero rimasta colpita leggendo La cucina ebraica di Clarissa Hyman, e dovevo, prima o poi, andare a verificare di persona.
Non sto a riassumervi la sua storia, affascinante e travagliata: la trovate qui.
Vi snocciolo invece qualche pillola fotografica.
Pillole, perché di fotografie ne ho fatte davvero poche, come di mia abitudine. Spesso dimentico di avere la fotocamera con me: tendo ad assorbire per altri canali, mi piace osservare, ascoltare, annusare, la macchina fotografica diventa un orpello che non mi piace esibire, e che quindi cade nel dimenticatoio, salvo poi tirarla fuori per qualche scatto stile cartolina...

Thessaloniki, the promenade
Streets in Thessaloniki
Thessaloniki, Modiano market
Sithonia, Chalkidiki

Non è molto, ma spero di aver incuriosito chi non conosce già questi luoghi.
Personalmente, mi sono pentita di aver rinviato per tanto tempo questo viaggio, e di aver avuto pochi giorni (una settimana) a disposizione. Spero in futuro di tornarci, anche se nel frattempo mia sorella sta facendo armi e bagagli, dopo tanto tempo passato lì. Da anni progetto un viaggio attraverso i Balcani, sono certa che le occasioni ci saranno e cercerò di essere più veloce nel coglierle.
Prossimamente, qualche assaggio di cucina!

21.6.09

Un dolce saluto :)

crostata di nettarine bianche

Domani a quest'ora sarò con i miei pargoli su un aereo appena decollato da Roma, destinazione Salonicco dalla sorellina ex-quasi-greca-futura-apolide (se continua così!). Sarò di ritorno domenica sera, quindi ci risentiamo dopo il 28.
Vi lascio con questa crostata, quasi una non-ricetta: una base di frolla (fatta al volo impastando 200 gr di farina 00, 100 gr di burro, 1 uovo, 2 pugni di zucchero, 1 pizzico di sale) stesa abbastanza spessa (lo stampo usato è da 22 cm) sui cui adagiare 3 nettarine bianche tagliate a spicchi ed irrorate di abbondante zucchero semolato. Il tutto in forno a 180° per circa 40 minuti e servito tiepido.
Ieri sera, grazie al matrimonio di una coppia di amici, abbiamo scoperto un posto da sogno, una locanda che sembra un pezzetto di Provenza incastonata nella campagna trevigiana. Spero di tornarci durante il mese di luglio e di darvi maggiori informazioni - dato che nemmeno in internet ho trovato qualcosa, e che ieri sera, nell'allegra confusione che è normale regni ad un ricevimento di nozze, non sono riuscita a fare foto con calma e a chiacchierare con i proprietari.
Sono rincasata con un attacco di nostalgia, di voglia matta di Francia del sud, uno dei luoghi in cui ho lasciato il cuore (di qua e di là del Rodano), dove abbiamo soggiornato più volte negli ultimi anni e dove ogni estate sono tentata di tornare (le vacanze d'agosto sono già state programmate, ma io già penso al prossimo anno...).
Così stamattina ho deciso che le valigie potevano attendere ancora per qualche ora ed ho preparato un bel pranzo... evocativo: minestrone (con verdure di stagione a pezzettoni) profumato al pesto, focaccia al formaggio ed erbe provenzali, insalata e crostata di nettarine bianche.
Adesso si che posso fare le valigie!
Buona settimana e a presto!

16.6.09

Venezia, Biennale d'arte alla Misericordia

Diciamocelo, noi veneziani siamo un po' noiosetti, sempre a lamentarci che in questa città c'è mai niente da fare... certo, non siamo a Londra o a New York, siamo in una città italiana (il che, di per sè, non gioca a favore...) di media dimensione, che spesso si è proiettata nel futuro scegliendo le vie più autolesioniste... però diciamoci anche questo: quale altra città offre quasi sei mesi l'anno di mostre ed esibizioni artistiche di altissimo livello, in buona parte usufruibili gratuitamente da parte del pubblico, integrate in maniera esemplare nel tessuto cittadino, preziosissime fonti di stimoli e riflessioni? La Biennale d'Arte non è solo quella che si tiene nell'area omonima ai Giardini di Castello. Non significa solo lunghe file alle biglietterie, corse da un padiglione all'altro per paura di non vedere tutto in un giorno, piedi doloranti, caldo torrido d'estate e gelate assicurate per i ritardatari degli ultimi giorni.
La Biennale offre un vastissimo cartellone di eventi collaterali, italiani ed internazionali, che rispetto a quelli nel programma "ufficiale" hanno una marcia in più... bè, anche più di una. Non soltanto perché l'ingresso è gratuito, e quindi ci si può tornare più volte - e certe installazioni davvero lo meritano. Gli spazi e le strutture che ospitano queste mostre sono estremamente affascinanti: chiostri, chiese, palazzi nobiliari, Scuole devozionali, ex edifici industriali e militari... ma anche campi e corti, quindi spazi pubblici all'aperto. Spesso li si incontra quasi incidentalmente, muovendosi in città per i motivi più diversi, magari mentre si sta andando al mercato o all'ufficio postale... e li si visita con calma: uno oggi, due domani, senza l'affanno della giornata "in Biennale" di cui poi si ricorda poco e magari anche con una punta di fastidio (per i motivi già menzionati). Il fatto poi che queste mostre siano distribuite in maniera omogenea nello spazio urbano (coinvolgendo aree lontane dalle principali direttrici turistiche), invita a visitare angoli della città poco noti agli stessi veneziani.

Ieri io e Tobia, mio figlio maggiore, abbiamo approfittato della bella giornata (e del fatto che Francesco, il piccolo, va alla scuola materna ancora per qualche giorno) per andare a visitare un paio di questi spazi.
La mèta principale, inizialmente, era la doppia mostra I guerrieri/Screendoors di Sandro Chia e Riccardo Bagnoli, alla palladiana Scuola dei Mercanti (che, quando andavo alle superiori, veniva utilizzata dalla mia scuola - e anche da altre - come palestra... con la rete da pallavolo tirata tra le colonne di marmo, sulle quali ogni tanto qualcuna si spiaccicava correndo...). A Tobia è piaciuta molto la sezione fotografica, così come la colorata reinterpretazione di Chia delle statue, ma l'allestimento al piano superiore lo ha un pochino inquietato, per via dei suoni in sottofondo e delle immagini (disegni in divenire) che vengono proiettate, molto belle ma un po' forti.
All'uscita dalla mostra, ne ho approfittato per portare Tobia in visita alla chiesa della Madonna dell'Orto, la "casa" di Tintoretto, che viveva qui vicino, lavorò molto in questa chiesa, e qui è sepolto con due dei figli (i pittori Domenico e Marietta, la protagonista dell'ultimo romanzo di Melania G. Mazzucco).
Dalla Madonna dell'Orto al complesso della Misericordia (abbazia e Scuola Grande, vecchia e nuova) sono proprio due passi.
Il restauro della sansoviniana Scuola Nuova della Misericordia è ormai a buon punto, pertanto i locali sono stati aperti al pubblico e al loro interno sono visitabili diversi allestimenti legati alla Biennale d'Arte.
Al piano terra è presente il Padiglione Lituano con l'opera Tube: un lungo tunnel realizzato con nastri per videotape, che si attraversa percependo sensazioni visive non dissimili da quelle che talvolta ci prendono passeggiando per Venezia, legate al continuo movimento dell'acqua e agli effetti prodotti dalla luce.

Biennale, Venezia. Lithuanian Pavillon: Tube

Lo stesso tema si ritrova nell'opera Kkann-Acqua di Dario Milana (D Tao), in cui l'elemento acqueo ed il suo rapporto con i nostri sensi viene riprodotto utilizzando la lamiera: flessuosa, rumorosa, lucente.

Venezia, Biennale. D Tao: Kkann - Acqua

Il mezzanino è dedicato ad una personale di Luigi Voltolina, Illuminazioni.
Il primo piano è invece interamente occupato dalla mostra Divano Orientale-Occidentale: arte contemporanea dall’Afghanistan, Iran e Pakistan. E che le culture orientali ed occidentali si incontrino proprio a Venezia non è certo casuale, considerato il passato di questa città.
Curata dall'organizzazione Turquoise Mountain, risulta particolarmente coinvolgente per il messaggio che gli artisti, in buona parte donne, trasmettono con queste opere, che ruotano intorno al concetto di libertà imbrigliata in un claustrofobico ripetersi di elementi grafici (evidente il richiamo a quelli che tradizionalmente contraddistinguono l'arte figurativa islamica). L'artista afghana di punta, la grafica e stilista Zolaikha Sherzad, prende come spunto il bordo ondulato del burka, lo duplica specularmente ottenendo una frastagliata figura circolare, in cui in trasparenza si individua la trama del tessuto utilizzato per confezionare le tuniche delle donne afghane. Questo elemento decorativo viene replicato in maniera ossessiva, usando come supporto lo specchio. Ma poi, ingigantito e di un candido colore bianco, diventa una aerea tenda che rappresenta la liberazione dalla schiavitù del burka e da ciò che esso rappresenta.

Biennale, Venezia. Divano Orientale-Occidentale: Arte Contemporanea dall’Afghanistan, Iran e Pakistan

Impressive (mi suona meglio in inglese) è l'armonia che regna tra le opere d'arte qui collocate e il cantiere ancora aperto: pavimentazione in cemento, impalcature metalliche, tavolati in legno, insomma, tutto quello che si può trovare in un cantiere edile, sembra addirittura collocato ad arte. Non so come sarà la Scuola una volta ultimati i restauri, ma certamente si presenta meglio adesso, con la struttura progettata dal Sansovino messa "a nudo", che quando fungeva da palazzetto per la squadra di basket veneziana, con il parquet d'ordinanza...

12.6.09

Muscovado cake

muscovado cake

Ovvero: il preferito dai miei amici.
E' stato il cake dei picnic di maggio, ed ha riscosso grande successo (specialmente tra quelli che di dolci fatti in casa ne vedono circolare pochi...).
Di questi tempi, i dolci da forno sono tra le cose che preparo (e quindi posto) più spesso, per due semplici motivi:
1) l'impasto è pronto in un attimo, e non serve starci dietro durante la cottura
2) ne sto approfittando prima che arrivi di nuovo il super caldo e mi venga intimato di tenere spento il forno!

Per un cake da 20 cm:
230 gr di farina tipo 00
130 gr di burro fuso
130 gr di zucchero muscovado
3 uova
la buccia grattugiata di 1 arancia
(o 1 cucchiaino di polvere*)
1/2 bustina di lievito per dolci

Accendere il forno a 180° se a gas, un po' meno se elettrico ventilato.
Rivestire uno stampo per cake da 20 cm con l'apposita carta.
Con le fruste elettriche battere le uova con lo zucchero, finchè l'iniziale colore tabacco sarà virato in un tenue caffelatte, ed il composto si presenterà bello gonfio (a bolle).
Unire quindi gli altri ingredienti, continuando a mescolare con le fruste.
Versare il composto nello stampo, cospargere di granella di zucchero e infornare per 45-50 minuti. Togliere dallo stampo quando si sarà leggermente intiepidito.

Con queste dosi, a seconda dello stampo che userete, otterrete:
- stampo da 20 cm: cake cicciotto stile Buondì Motta (come qualche amico ha ribattezzato il mio)
- stampo da 26 cm (che io non ho): cake dalle proporzioni armoniose, tipo quelli della Chovancova (secondo me qualcuno dovrebbe codificare le "misure perfette" del "cake perfetto", un po' come si fa con le misure seno-vita-fianchi delle modelle...)
- stampo da 30 cm (quello che i più hanno in casa): cake poco più alto di una sottiletta (quindi meglio aumentare le dosi).

9.6.09

Di ciliegie, amarene, quaderni...



Sono in arretrato con le ricette da pubblicare. Il lavoro di scrittura mi sta veramente risucchiando... iniziato come un passatempo, si sta trasformando sempre più rapidamente in un'attività che mi lascia ben poco tempo per altre cose - tenuto conto di quello doverosamente riservato alla mia famiglia.
Tra poche settimane sarà nelle librerie il nuovo quaderno: come si dice, non c'è due senza tre... e la formula cambia nuovamente. Il primo era una sorta di lungo racconto, il secondo un ricettario più tradizionale, il terzo sarà una guida - in cui le ricette saranno presenti, ma non come argomento principale del libro: diciamo che serviranno... a comporre un puzzle. L'argomento? ve lo svelo tra qualche giorno.
E mentre scrivevo questo post, mi hanno comunicato che domenica, alle 13,35 su TG2 Eat Parade, si parlerà di Pippi!

In questi giorni ho mangiato quintali di ciliegie, e le ho usate per fare dolci, come quello pubblicato qualche tempo fa, e questo in fotografia, di cui riporto qui di seguito la ricetta: si tratta di una SFOGLIA RIPIENA DI FRUTTA DI STAGIONE - ciliegie, nespole, albicocche, pesche.

sfoglia con frutta di inizio estate

Accendere il forno e portarlo a 200°.
Snocciolare le ciliegie, sbucciare le nespole e le pesche; tagliare tutta la frutta a pezzetti e cuocerla per 5 minuti con 1 cucchiaio colmo di miele di acacia (in una padella non troppo grande, coperta). Far raffreddare.
Sbriciolare una decina di biscotti secchi (magari dentro ci mettete anche un paio di amaretti, che con le ciliegie ci stanno proprio bene).
Srotolare un foglio di pasta sfoglia già stesa, cospargere di biscotti sbriciolati e distribuire sopra la frutta. Chiudere e saldare i lembi creando un salsicciotto ed incidere dei tagli paralleli sulla superficie.
Porre (se non l'avete già fatto) il dolce su una teglia ed infornare per circa 30 minuti.
Servire tiepido o freddo.

Domenica non sono andata al mare (finora l'ho visto ben poco!), dato che il tempo continua ad essere piuttosto instabile, e ho optato per campagna, dove ho raccolto un bel po' di marinelle (le nostre amarene). Che da mangiare non sono un granché, ma una volta sciroppate o trasformate in confettura... diventano goduria allo stato puro! io preparo una via di mezzo, che risolve entrambe le situazioni.

amarene sciroppate home made

CONFETTURA SCIROPPOSA DI AMARENE

A me non piace troppo dolce, ma se si gradisce si può aumentare il quantitativo di zucchero (l'amarena non è dolcissima, nonostante sia molto succosa). Metto metà peso in zucchero, rispetto al peso della frutta una volta mondata.
Ho snocciolato le amarene, quindi aperte a metà per verificare che non ci fossero inquilini indesiderati. Le ho mescolate allo zucchero e poste a macerare per 24 ore: durante questo tempo si è formato un bello sciroppo. Ho cotto il tutto per 30 minuti - se si prolunga la cottura, si trasforma in una vera e propria confettura, mentre io volevo che rimanesse lo sciroppo. Poi si invasetta come qualsiasi altra composta di frutta, a caldo.

Prima di chiuderla nei vasi, ne ho usata qualche cucchiaiata per preparare un semifreddo in bicchiere - che partecipa alla raccolta di Gatto Goloso - al sapore... "Foresta Nera": ci sono le amarene, c'è il cioccolato, c'è il liquore...
e qualche cucchiaiata è finita sul pane e burro ;-).

BICCHIERINI "FORESTA NERA"
per due persone:
200 ml di latte di avena (+ altri 100 ml)
50 gr di cioccolato fondente 70%
1 cucchiaino colmo di maizena
1 bicchierino di rum o kirsch
2 cucchiai di fiocchi d'avena piccoli
1 cucchiaio di zucchero demerara
2 cucchiai di amarene sciroppate (sgocciolate)

A fiamma bassa, in un pentolino a fondo pesante, sciogliere il cioccolato nei 200 ml di latte di avena. Quando si avvicina al bollore, unire la maizena stemperata negli altri 100 ml di latte di avena (freddo), mescolando continuamente finché la crema inizia ad addensarsi. Spegnere, unire il liquore, stemperare bene e far raffreddare.
In una piccola padella scaldare i fiocchi d'avena con lo zucchero, mescolando per farli caramellare (si formerà una granola). Raffreddare.
Suddividere la crema di cioccolato in due bicchierini, distribuire 2/3 della granola, le amarene sciroppate e quindi i rimanenti fiocchi d'avena.

4.6.09

Buon sesto compleanno, Comidademama!

Se dico che Elena mi ha cambiato la vita, mi credete?
No, non la sto sparando grossa. Ho incrociato il suo blog, che già navigava verso il suo quarto compleanno, poco dopo aver aperto il mio, nel tardo autunno 2007. E dal blog è balzata fuori lei, con tutta la sua energia, con una carica, una positività uniche: mi ha immediatamente conquistata. Di più: mi ha travolta. Abbiamo cominciato a lasciarci commenti a vicenda, che in realtà erano parte di lunghi dialoghi a distanza, e pur senza conoscerla di persona, mi ha infuso una buona dose di sicurezza in me stessa, di cui avevo gran bisogno ma di cui avevo perso le tracce.
E' stata la miglior psicanalista che potessi incontrare ;-))
Elena è un vulcano in continua attività. E tutto quello di cui si interessa (si tratti di cucina, luoghi, persone, arte, musica, letteratura... vado avanti ad elencare?) viene analizzato, studiato, testato con intelligenza, profondità, serietà, ma anche, se serve, con una buona dose di sense of humor.
Allora, mi unisco ai festeggiamenti (inaugurati da Annalibera, pm10, Alex) e regalo ad Elena... le Barozzine! versione mignon della sua Barozzi, che con l'occasione ho trovato finalmente il tempo di provare ;-)

barozzi mignon

1.6.09

Conoscete lo scambio di casa?

Oggi parliamo di vacanze.
La settimana scorsa ho rinnovato la mia iscrizione ad Intervac, così mi sono detta: perché non scrivo qualcosa a questo proposito nel blog?
Quest'anno, poi, che si parla tanto di crisi... mi sembra ancor più doveroso dedicarci due parole.
Cinque anni fa io e mio marito decidemmo di provare una formula, quella dello scambio di casa, di cui avevamo letto più volte ma non avevamo mai valutato concretamente. In quel momento andavamo incontro ad un periodo non proprio florido (economicamente parlando), e le vacanze estive erano vicinissime. Così ci siamo detti: perché no? Detto fatto: abbiamo passato 15 giorni a Parigi ad agosto, con i bambini, spendendo in tutto 500 euro di aereo. Poi, un piccolo budget per i mezzi pubblici, per l'ingresso nei musei e per qualche piccolo acquisto: fine delle spese.
L'esperienza è stata così positiva che l'abbiamo replicata altre quattordici volte in questi anni!
Alla base dello scambio sta la fiducia. Io non vado a casa degli altri per combinare guai, e chi viene a casa mia ragiona allo stesso modo.
Non ho mai avuto problemi, e non ho riscontrato alcun inconveniente in questo tipo di vacanza, quindi posso soltanto illustrarvi i pro.
Avere una casa a disposizione, a costo zero, dotata di tutto quello che serve (dato che la maggior parte delle case che vengono scambiate NON sono case per vacanze, ma abituali residenze) non è cosa di poco conto: in genere l'alloggio è la spesa maggiore, in una vacanza. Se ci si muove in aeroplano o in treno, spesso poi ci scambia anche la macchina (avete presente quanto costerebbe noleggiarne una?). In quindici scambi abbiamo trovato case di ogni tipo, ed effettivamente ci si imbatte nelle tipologie più diverse. Ieri, per esempio, guardavo la scheda di una famiglia inglese che scambia... un castello!
L'obiezione che ci viene più spesso sollevata è che una vacanza di questo tipo è troppo sedentaria, perché quand'è sera bisogna rientrare a casa e non si ha la possibilità di visitare un intero Paese, in maniera itinerante. Le cose non stanno esattamente così. Escursioni nel raggio di 80-100 km possono essere effettuate anche in giornata, e per uscite più lunghe si può sempre prenotare qualche notte fuori: inciderà sul budget, ma comunque meno di un'intera vacanza in albergo... :)
In questi anni abbiamo visitato diverse grandi città (Parigi due volte, Vienna, Copenhagen, Monaco, Londra) per qualche giorno o per soggiorni piuttosto lunghi. Ma non sono mancate le vacanze al mare (Corsica), sotto la neve (Svizzera), in campagna (Camargue, Cantabria). Abbiamo fatto anche qualche scambio in Italia (a Firenze, Roma, Torino e nelle Marche), ma non è sempre facile trovare, perché tutti cercano la vacanza all'estero.
In Italia operano diverse associazioni: basta digitare "scambio casa" in un qualsiasi motore di ricerca, e ne appariranno cinque o sei. Noi abbiamo optato per Intervac perché il sito ci sembrava più completo degli altri, le schede delle case più esaustive. Ma conosco persone che viaggiano attraverso altre organizzazioni e si trovano ugualmente bene.
Se vi ho messo un po' di curiosità, potete fare un giro come visitatori nel sito, per capire come funziona praticamente e vedere che tipo di abitazioni vengono scambiate.
Insomma... chi ha visto il film The holiday e pensava si trattasse solo di una bella trovata degli sceneggiatori, si è sbagliato: lo scambio di casa esiste e funziona alla grande!

28.5.09

I biscotti all'uvetta di Oscar

biscotti all'uvetta di Oscar

Oscar ha realizzato le immagini per Pippi, piccola grande cuoca (quella di copertina e i disegni all'interno del libro).
E' un caro amico, un artista di rara delicatezza, che si dedica all'illustrazione per l'infanzia con empatia ed originalità. Ma è anche un cuoco strepitoso: dalle sue mani escono vere meraviglie.
Ogni tanto mi manda una mail con la foto di qualche dolce da lui realizzato e di cui mi allega la ricetta, come nel caso di questi biscotti: replicati più volte sempre con ottimi risultati.

Ingredienti per 25-30 pezzi:
300 gr di farina tipo 0 (ma ho provato anche con la tipo 2 ed il risultato mi ha soddisfatta)
150 gr di burro ammorbidito
80 gr di zucchero integrale
1 uovo
60 gr di uvetta
¼ di tazza di marsala secco
1 cucchiaino di buccia d'arancia in polvere
½ cucchiaino di vaniglia in polvere

Gli ingredienti vanno lavorati come per una normale frolla, che poi va tenuta in frigorifero per almeno mezz'ora.
Accendere il forno e portarlo a 180° (come sempre, un po' meno se ventilato).
Stendere l'impasto ad uno spessore di circa 5 mm e ritagliare i biscotti. Io invece o formato un salsicciotto che ho affettato con una raschia tagliapasta.
Infornare per circa 20 minuti.

PS: giuro che poi per qualche mese il libro non lo nomino più! ;-D